Cenni artistici

ESTERNI

* Facciata a due ordini. La facciata in travertino, quasi allineata sul ciglio stradale, richiama quelle tradizionali della fine del Cinquecento e del primo Seicento in Roma, con la divisione orizzontale in due piani, dei quali il superiore appare più ristretto, di misura corrispondente alla larghezza della nave centrale, raccordato all’inferiore con due semplici alette concave; la divisione verticale avviene nei due piani a mezzo di paraste, e aggetti che si susseguono dalle estremità all’asse centrale. Sui portali: Angeli intorno al monogramma di Gesù, La Giustizia e la Pace (A. Monteleone). Si attiene, quanto alla forma, allo schema delle chiese tardo cinquecentesche, sorte in Roma dopo la Riforma cattolica. E’ scompartita in due ordini architettonici sovrapposti. Ordine superiore: in alto, ai lati del finestrone, i simboli degli Evangelisti, opera di Francesco Nagni; sulle due parti laterali le allegorie della Giustizia e della Pace, dello scultore Alessandro Monteleone. Sulla porta centrale, due triadi di angeli ostentano il Nome del Salvatore. Subito sotto, l’impresa araldica di Pio XII: Opus Justitiae Pax.
Altri elementi araldici del Pontefice regnante sono stati scolpiti dal Nagni per formare i capitelli dell’ordine inferiore.

* Campanile, alto 33 metri: concerto di otto campane, peso totale q. 70, fonderia D. Colbachini di Padova. Ogni campana è incisa da un’iscrizione latina.

INTERNO

L’aula grandiosa, inondata da placida e mistica luce, è planimetricamente a tre navate; ma nell’assieme appare come un’aula unica, dalle cui pareti sporgono altissimi baldacchini sorretti da binati di colonne. Le cappelle si profondano oltre le pareti vere e proprie, alternandosi ai baldacchini. Pianta a croce latina: tre navate, sei cappelle laterali, undici altari; binati di colonne riportano la chiesa alla forma basitale. Lungo il perimetro delle navate: matronei; lati dell’altar maggiore: coretti per l’organo. Pavimento: grate in bronzo (G. Nicolini jr., R. Brozzi, G. Persichetti). Acquasantiera (G. Persichetti). Via Crucis in bronzo: stazioni 1-4 (A. Torresini), 5-7 (A. Bigini), 8-10 (A. Berti), 11-14 (G. Manzù). Vetrate (G. C. Giuliani): quattordici con santi Pontefici (cartoni M. Letizia e Laura Giuliani); sulla parete d’ingresso: Pio XII nel quartiere Tiburtino, offerta dal Governo del Brasile (cart. L. Micheli Gigotti).

Navata di destra

Cappella di S. Francesca Saverio Cabrini: lo scultore Pericle Fazzini ha figurato la Santa nell’atto di ascendere alla gloria celeste. Il dinamico gruppo dell’Eletta e dell’angelo che l’incorona è ben compatto nella composizione “a freccia” ed è reso leggero dall’insistente pittoricismo col quale sono modellate le assidue pieghe delle vesti.
L’altare di questa cappella non è stato ancora posto in situ.

Cappella di S. Francesco d’Assisi: altare in marmo rosso del Timavo – Il Santo torna dal cielo in terra – statua in bronzo. Un unico artista, Domenico Rambelli, ha curato la cappella. Le pareti tutte sono campite di mosaico dai colori lucenti, intonanti l’azzurro dorato dominante; e sembrano trasfigurare la cappella in un ambiente celeste. Sì che, senza peso, come discendente dal cielo, si protende verso le creature l’immagine di S. Francesco d’Assisi, tutta d’oro vibrante in un rado e libero volo di rondini.
Sull’altare, i candelabri con figure di fraticelli.

Cappella di S. AgneseLa Santa e le sue storie. E’ opera di Venanzo Crocetti. In un’atmosfera di colori teneri, che emana dalle pareti campite di mosaico, si libera, in calma ascesa, la figura candida della martire Agnese che sembra svelare, col gesto dell’Orante, la propria immagine reale. Tutt’attorno, fusi con lo sfondo sono gli angeli che accompagnano la santa nel suo mistico volo, recando i gloriosi segni della passione e della purezza del martirio: il fuoco, l’agnello, la palma, la spada, la colomba. Dalla breve volta a botte irraggia la Croce coi simboli degli Evangelisti.
Sulle pareti di fianco: le virtù cardinali e due fresche pergole con oggetti liturgici, tra cui sembrano aprirsi, in grande chiarità, due finestre.
Subito sotto la santa, è l’Agnus Dei. Ai lati dell’altare due angeli turiferari.
Il tono angelico che echeggia dovunque sembra ancor più concretamente definirsi negli angeli porta-candelabri.

Il Presbiterio e la Cappella Maggiore

Una balaustrata ricurva di giallo di Siena limita il presbiterio, lastricato di marmo verde. Sul pavimento due griglie bronzee, di G. Persichetti, con storie di S. Pietro e di S. Paolo.
In alto, ai lati, le cantorie.
Il centro dell’abside è accentuato da un grande sacello aggettante, coronato da un timpano sostenuto da paraste; i capitelli recano simboli eucaristici.
Sul fregio campeggia la scritta “SALUS ET RIFUGIUM”. Nel catino absidale (che, grazie ad avvedimenti prospettici, simula grande profondità) il pittore F. Ferrazzi ha affrescato con piglio grandioso il Trionfo della Croce e i simboli della Passione. Un corteo di angeli e beati, come sospinto in volo, ostenta il Sacro Legno, luminosissimo. In basso, a sinistra, degli uomini risollevano con vigorosa fatica una grande Croce; a destra si erge candida la figura del Pontefice nell’atto di propiziare grazie celesti, mentre alle sue spalle è una visione compendiosa delle devastazioni della guerra.
Sull’antistante archivolto, lo stesso artista ha dipinto per simboli gli elementi essenziali del giorno supremo della Redenzione, Dall’Orto degli Ulivi alla Sindone, attraverso gli strumenti della Passione recati da angeli.
Nel grande sacello, rivestito di svecchiature di cipollino intensamente venato, si libra la grande statua bronzea (A. Selva) di S. Eugenio I Papa.
Il paliotto sottostante l’altare maggiore (Deposizione) è opera sempre di A. Selva.

Altare del S. Cuore di Gesù. Racchiuso tra un’alta coppia di paraste sormontate da capitelli figurati coi simboli degli Evangelisti, campeggia in fondo al braccio destro del transetto l’altissimo affresco di B. Saetti: in alto è rappresentato Il Sacro Cuore di Gesù, e sotto a guisa delle “storie” delle classiche predette, le opere di misericordia.
Tra i preziosi sei candelabri di Murano, è l’originale portello del tabernacolo, gli uni e l’altro dello stesso pittore. Al quale si deve il mosaico del paliotto con L’Ultima Cena.

Cappella dei SS. Pietro e Paolo. Offerta dal Governo del Libano. L’arch. Aldo Nati, che ha coordinato l’opera degli artisti tutti, e in genere la decorazione della basilica, ha curato in modo particolare questa cappella e ne ha disegnato l’altare.
Al centro una grande pala dipinta da F. Perotti raffigura i due grandi Apostoli (I Principi degli Apostoli), eretti contro due rupi, quasi a guardia dell’accesso alla capitale della cristianità. In lontananza è un efficace semplificato panorama di Roma, con a fianco la piacevole “macchietta” di un uomo che si curva tenendo per mano un bimbo, all’inizio di un quartiere di periferia. A sinistra e a destra, due grandi affreschi di M. Avenali con, rispettivamente, storie di S. Pietro e di S. Paolo (Loro martirio).

Cappella di S. Giuseppe. Occupa l’estremo sinistro della testata, presso la torre campanaria. L’altare si deve all’arch A. Nati. Le pareti sono affrescate da Gisberto Ceracchini (Storie di S. Giuseppe e S. Giuseppe protettore del lavoro e della famiglia). Al centro, sopra l’altare, la grande immagine del Santo in gloria è fiancheggiata da due “storie” della sua vita: la rivelazione dell’angelo a sinistra e la fuga in Egitto a destra. Sotto, a guisa di predella, lo Sposalizio con la Vergine. Ai lati, scene allusive alla famiglia cristiana, dedita al lavoro e alla pace domestica.
Sotto ogni affresco una schiera di angeli regge un cartiglio con laudi del Santo.

Cappella di Nostra Signora di Fatima. L’apparizione principale, nella conca di Iria in Portogallo, della Madonna di Fatima avvenne il 13 maggio 1917, giorno medesimo della consacrazione episcopale di Pio XII. Per commemorare ed esaltare la contemporaneità dei due avvenimenti, la Repubblica del Portogallo ha voluto donare per la basilica di S. Eugenio questo altare. Architetto fu Luiz Benavente, appositamente inviato dal Ministero dei LL. PP. Portoghese. Lo scultore Leopoldo de Almeida modellò la statua della Vergine al centro della grande ancona. Tutt’attorno il pittore Martins Barada ha dipinto i SS. Portoghesi Antonio, Nuno Alvares Pereira, la regina Elisabetta e Giovanni di Dio; in basso, ai piedi della Madonna, il popolo e angeli in atto di venerare, dopo la visione. L’annunciazione del paliotto è tessuta di maioliche modellate da Jorge Barradas di Lisbona.

A destra dell’altare è il monumento funebre (ing. Arch. Mario Redini) dell’ingegner Conte Arnaldo Mengarini, che fu tra i principali esecutori della costruzione della basilica.

Navata di sinistra

Cappella di S. Filippo Neri. In una nicchia semicilindrica è la statua austera del compatrono di Roma (bronzo di Francesco Messina). Elevato sull’altare è ritratto non come colui che “si fece co’ fanciulli fanciullo, sapientemente”, ma come il Sacerdote in tutta la sua dignità.

Cappella di S. Caterina da Siena. Sullo sfondo il pittore Giorgio Quaroni ha figurato episodi della vita di Caterina da Siena; in alto la Vergine col Divino Infante che incorona la Santa. Sulle pareti laterali, dello stesso pittore, paesaggi allusivi a Siena e a Roma. In questo ambiente, tenuto su tinte calde e scure, si staglia chiarissima e gelida una grande stele (scultore Enrico Castelli) con la Santa in mistico colloquio col Crocefisso.

Cappella di S. Nicolao da Flue. E’ opera di Corrado Vigni. Un paesaggio alpestre, scolpito con chiara allusione alla patria del Santo, la Svizzera, fa da sfondo alla statua. Sulla predella dell’altare: storie della vita del Santo che, dopo essere stato uomo politico e padre di famiglia, si ritirò a vivere da eremita in una gola alpestre, dove morì nel 1487.

ADIACENZE

LA SACRESTIA E IL BATTISTERO. Dal braccio destro del transetto si accede a due corridoi che isolano la sacrestia, rendendola insieme autonoma e direttamente connessa con la chiesa. Nel vestibolo retrostante, sulla parete posteriore della sacrestia, è un affresco di F. Bencivenga, con le imprese araldiche di S.S. Pio XII. Davanti, un busto del Papa di G. Roscioli.
Da uno dei corridoi attigui alla sacrestia si accede al Battistero. Nel pavimento del vestibolo è incastonato un mosaico romano, in cui è figurata una colomba, dono al Santo Padre della Signora Maraini. Le pareti del battistero vero e proprio sono state affrescate dal pittore G. Brancaccio, con storie del Vecchio Testamento allusive al battesimo. Una rappresentazione dell’albero del primo peccato fa da sfondo simbolico al Fonte di redenzione. La grande tazza marmorea è chiusa da portelli di bronzo, con storie a basso rilievo relative al sacramento; è sormontato da un gruppo statuario con Il Battesimo di Gesù, coronato da un volo d’angeli, di G. Prini.

Sotto l’altare maggiore: CRIPTA; in fronte all’altare (A. Nati) la pietra dedicatoria.

SACRESTIA: altare e mobili (maestro artigiano F. Conti).

GRIGLIE di P. De Laurentiis.

IL CHIOSTRO: dalla sacrestia si esce nell’arioso chiostro, che ha l’accesso principale dalla strada, a fianco della basilica. E’ concepito come un atrio, al centro del quale campeggia la piccola ma accurata edicola del Battistero. Sulla parete esterna di questo, di fronte all’ingresso principale, è un mosaico di J. Oberberger di Monaco di Baviera: vuol commemorare la proclamazione del dogma dell’Assunta. Nelle intenzioni dell’autore lo sfumare dei colori, che sembrano dilatarsi nell’atmosfera fino a circondare in un nimbo la figura della Vergine, significa l’ascesa spirituale dalla terra al cielo con la guida del Pontefice, il quale è rappresentato assiso in trono nell’atto di benedire. Ai piedi del mosaico è una iscrizione latina dettata personalmente da Teodoro Heuss, presidente della Repubblica Federale della Germania occidentale.

ORGANO: maestro artigiano V. Mascioni.

BANCHI E BUSSOLONI ALL’INGRESSO: maestro artigiano A. Patriarca.

CONFESSIONALI: maestro artigiano F. Loreti.

DIMENSIONI E DATI TECNICI DELLA CHIESA

Superficie della chiesa

mq. 2300

Chiostro

m. 20 x 30 (superficie mq. 550)

Superficie della canonica

mq. 1550

Battistero a pianta centrale

m. 6 x 6 è alto 11 m

Area coperta totale

mq. 3850

Area totale

mq. 5200

Volume della chiesa (dal piano stradale)

mc. 48000

Volume dei fabbricati annessi

mc. 16000

(sacrestia, chiostro, battistero, canonica e opere parrocchiali)

Facciata della chiesa (in travertino)

m. 30 x 28

Lunghezza esterna della chiesa

m. 63

Larghezza dai muri perimetrali

m. 40 (circa)

Altezza del tiburio

m. 47

(compreso il lanternino, fino al luogo in cui era stata prevista la base della statua dell’Arcangelo Michele)

Diametro del tiburio

m. 13

Altezza del campanile

m. 33

Larghezza interna della chiesa (comprese le cappelle laterali)

m. 36

La navata fra l’ingresso e la balaustra dell’altare maggiore è lunga m 51,60 e supera quella delle chiese di S. Spirito in Sassia, Ss. Apostoli, S. Carlo ai Catinari, S. Giovanni de’ Fiorentini, S. Carlo al Corso, S. Maria in Vallicella, ma resta minore di quella del Gesù e di S. Andrea della Valle; larga m 28,20, è superata soltanto, fra le chiese predette, da quella dei Ss. Apostoli.

Per dare un’idea dell’ampiezza della chiesa, si riportano i dati relativi alle dimensioni dell’area complessiva della navata, confrontandoli con quelli relativi ad altre chiese:

Santo Spirito in Sassia mq. 462 (m 12,65 x 36,50)
San Carlo ai Catinari mq. 548 (m 14,40 x 38)
San Giovanni de Fiorentini mq. 636 (m 15,50 x 41)
Sant’Andrea della Valle mq. 956 (m 16,20 x 59)
Chiesa del Gesù mq. 969 (m 17 x 57)
Santa Maria in Vallicella mq. 1135 (m 22,70 x 50)
San Carlo al Corso mq. 1312(m27,90×47)
Santi Apostoli mq. 1332 (m 36 x 37)
Sant’Eugenio mq. 1456 (m 28,20 x 51,60)

La navata centrale misura m 22,40 x 13,20

Le navate laterali misurano m 11,45 x 5,40

Le pareti della sacrestia misurano m 3,30 x 13

Gli armadi sono profondi m 1,10

Il tiretto per contenere i piviali è largo di m. 3 e profondo m. 1,10

Area destinata ai fedeli mq. 1.400

Può contenere circa 4000 persone

Volume degli scavi di sbancamento mc. 4000

Ferro tondo e in profilati impiegato quintali 6000

Cemento quintali 4300

Calcestruzzo mc. 7000

Travertino in masselli o in lastre mc. 1300

Murature varie mc. 8000

Maestranze impiegate (media di operai al giornon. 150

La costruzione dell’edificio è durata circa 4 anni.